
Gli
ex liberisti sono nostalgici, specialmente quelli nostrani. Farebbero di tutto per tornare indietro, per gustare i piaceri della cuccagna creditizia. Alcuni ci raccontano che nulla e’ cambiato negli ultimi sei mesi, soltanto la nostra percezione della realta’. Abbiamo, insomma, perso la ragione.
La globalizzazione, il credito facile e a buon mercato, perfino i mutui concessi a chi non se li poteva permettere, facevano bene all’economia mondiale. E infatti questa cresceva, cresceva che era una meraviglia.
Adesso tutta questa ricchezza svanisce quotidianamente dai monitor di piazza affari, tritata dalla caduta degli indici di borsa. E’ una catastrofe, gridano i neo-liberisti. Gli interventi del Presidente Obama, quelli di Gordon Brown, perfino le parole rassicuranti della cancelliera tedesca non fanno breccia. La gente continua a tenersi lontana dalla borsa e i mercati assomigliano ai campi di battaglia della prima guerra mondiale, con i corpi dei caduti che formano un tappeto grigio a chiazze rosse. Centinaia di posti di lavoro sono scomparsi al punto che le sale cambi sembrano alveari abbandonati. I sopravvissuti fanno perfino fatica a quotare i prezzi perche’ non c’e’ abbastanza gente sul mercato.
E’ finita l’era degli affollatissimi supermercati finanziari, quando banche come Citigroup erano grandi come i governi dei paesi industrializzati. Multinazionali della finanza canaglia dove si poteva fare di tutto, anche e soprattutto insider trading, frode fiscale – la scorsa settimana l’UBS svizzera ha pagato salato per aver aiutato la clientela americana ad evitare le tasse – ed anche qualcosa di peggio.
La deregulation e’ stata la manna dal cielo per il riciclaggio del denaro sporco, ce lo dicono le statistiche. Dalla meta’ degli anni ’90 quest’attivita’ e’ cresciuta del 50% un po’ dovunque. E naturalmente il denaro sporco si lavava nelle banche.
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